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lunedì 2 maggio 2016

Che paura quel «riservato»! Io non rispondo

     Ritenete che il turismo sia l’unico settore che non conosce recessione? Siete in errore. Esiste un altro ambito che con la crisi non ha nulla a che vedere: si tratta della paura. Stilare un elenco delle fobie classificate non è un’operazione rapida e quasi ogni giorno nasce una nuova fobia. La definizione di fobia è «paura eccessiva, che appare irrazionale e immotivata, per qualche particolare tipo di oggetto o situazione» ed è con lo stesso stile immotivato, che una nuova specifica paura dilaga nella società come la moda.
     All’incirca 15 anni fa le compagnie telefoniche decisero di rispondere alla fantasia umana della chiaroveggenza lanciando in commercio un simpatico apparecchietto, il «chi è» altrimenti detto «indovino», il cui funzionamento era legato all’attivazione di un servizio oneroso, l’«identificativo del chiamante». Analogamente al display del cellulare e del cordless, questo magico apparecchio permetteva di visualizzare il numero di telefono di chi ci stava chiamando, così da consentire al ricevente di declinare la telefonata in entrata nel caso di antipatia verso il mittente. Poiché ogni nuovo sistema attira su di sé delle astuzie, si ideò l’opportuno raggiro: anteponendo al numero da comporre la sequenza #31# ci si poteva rendere invisibili agli occhi di qualsiasi «indovino» trasformando il proprio numero in «privato», «riservato» o «anonimo». La reazione immediata era di stupore e di enorme curiosità da appagare sollevando la cornetta e correndo il rischio di dover colloquiare anche con un seccatore. Oggi chiunque non risulti inserito in rubrica telefonica per scelta o per aver contratto un abbonamento con altri gestori telefonici diviene un numero privato. I «riservatofobici» compiono i primi passi proprio qui. C’è chi evita di rispondere o chi apre la chiamata ma tace oppure scandisce qualche sibilo con voce tremolante e quando identifica l’altro lo rimprovera per aver utilizzato il numero «che non appare». Non è chiaro il motivo di tali atteggiamenti, non a caso le fobie sono irrazionali, ma se interrogati sulla stravaganza i paurosi affermano che potrebbe trattarsi di un molestatore seriale come quegli impiegati dei call center che a ogni ora del giorno devono propinare un servizio. Qualcuno non ha saputo dire di no ed è stato irretito in uno di quei contratti facenti capo ad un’azienda elettrica surrogato che sottrae clienti alla principale. Io sorrido di tutto questo perché mi sembra che: le donne temano che un pronto possa metterle incinte; i lavoratori autonomi sospettino della finanza; i coniugati paventino la rappresaglia della propria amante; i pensionati provino timore per la scoperta di un figlio illegittimo che mira alla sua parte di eredità! Non siate ridicoli, ma temerari… alzate la cornetta!
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 11 settembre 2014, p. 24.

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