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lunedì 26 settembre 2016

Tornare nella propria vecchia scuola con un nuovo ruolo

Ecco il testo dell’attesissimo discorso finale…
Sono tornata nella mia vecchia scuola media in veste di insegnante. Il raro verificarsi di questa circostanza ha la capacità di far curvare la linea temporale in modo che passato e presente si accostino. Dei miei insegnanti non è rimasto quasi nessuno, tra pensionamenti e trasferimenti. Ed è un tale peccato, sarebbero stati orgogliosi di vedermi lì. Tuttavia ne ho incontrati alcuni che ora mi concedono di dar loro del tu. Questa concessione mi riempie d’orgoglio, ma non mi basta. La nuova curva temporale fa affiorare alla mia mente numerosi ricordi. Sarebbe piacevole ritornare indietro nel tempo quando da alunni respiravamo tutta un’altra aria – senza polveri sottili – e non ci rendevamo conto di recarci ogni giorno in un luogo accogliente che avremmo potuto chiamare casa. Ma i viaggi nel tempo non sono possibili. Più probabile sarebbe riunire il corpo docente del triennio scolastico 1998-2001 per conferire alla scuola l’aura di un’altra epoca, quella in cui i miei compagni ed io ci trovavamo a pensare e a parlare dei nostri docenti come fossero vip che popolano le pagine delle riviste mondane. Di certo allora non c’era la tecnologia a distrarci e potevamo tessere rapporti più intensi. Sarebbe bello riportarli almeno per un giorno tra quei corridoi, in quelle aule. Ma loro acconsentirebbero? Potrebbero declinare l’invito per il timore di provare un’emozione troppo forte, una di quelle che fa scendere lacrime torrentizie.
Quando concludemmo il percorso i professori ci fecero promettere che, anche se avessimo rimpianto quel periodo trascorso insieme, avremmo dovuto guardare solo avanti senza mai volgere lo sguardo indietro. Io non l’ho fatto, ho infranto il patto e queste righe ne sono la testimonianza. Ma che male c’è ad incamminarsi sul viale dei ricordi se facendolo non si perde di vista il presente? Mi soffermo a riflettere e mi chiedo se quei proff. siano stati davvero così speciali oppure ero io a vivere le mie esperienze con una profondità d’animo fuori dall’ordinario? Chissà. Una volta frequentavo la scuola media Santomauro, oggi ci insegno. Mi sono insinuata nel corpo docente a mio modo perché è più facile chiedere scusa che chiedere il permesso. Oggi sono una delle prof. ed anche se non calchiamo i palchi dell’Ariston e non cantiamo al Super Bowl cerchiamo di lasciare un segno indelebile che si imprima nelle menti degli alunni. Io ci provo e spero tanto che gli allievi si rendano conto del tempo prezioso che stanno vivendo e che lo rammentino da adulti. Sono tornata nella scuola che frequentavo da ragazzina, rivivo il passato e tento di donare ai miei studenti un pizzico della magia che mi trovo a rimembrare. 
                                                                                                                               Silvana Calabrese
Scuola Santomauro giornalismo 2015-2016 La scorribanda legale

Scuola Santomauro giornalismo 2015-2016 Silvana Calabrese La scorribanda legale


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