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domenica 6 novembre 2016

Al clochard nel Palazzo Ateneo la presenza si può negar?

Dal clochard al tossico. Università pubblica a tutti gli effetti 
Il Palazzo Ateneo di Bari è un crocevia di sconosciuti che emanano esalazioni nauseabonde e dai quali ci si può aspettare di tutto. A un seminario rivolto a studenti e dottorandi, all’interno di un’aula universitaria, ha preso parte un clochard. Ha reso l’aria irrespirabile, ma gli uditori parevan privi del coraggio di proferir parola e i relatori impassibili. Sono stati interpellati i vigilanti che, presi da improvvisa balbuzie, hanno dichiarato di temere per la propria incolumità declinando l’invito all’azione di sicurezza. La spending review dovrebbe estirpare un servizio di vigilanza superfluo. 
Barboni e tossici Uniba La scorribanda legale Silvana Calabrese
È stato chiesto il parere di un docente le cui parole hanno sortito l’effetto della Wrecking ball (palla demolitrice di palazzi) sui pilastri dell’Ateneo, paragonato in modo assurdo ai treni perché di pubblica utilità. Luogo pubblico e servizio pubblico differiscono tra loro. Ha asserito: che un seminario è un evento pubblico il cui accesso non si  nega; che non esistono basi giuridiche volte a discriminare gli ingressi e che il barbone in Ateneo non costituisce un problema. Uno spot pubblicitario recita: i luminari di luce ne vedono poca. Al prof. è stata fatta la promessa di esumare quelle basi giuridiche e le promesse si mantengono. Anche la scuola è un luogo pubblico, ma non vi è libero ingresso. Esistono norme di comportamento e buona condotta da osservare affinché la parola senso civico abbia ancora un «senso». Un seminario che si svolge in una struttura accademica prevede il libero ingresso solo quando è un evento culturale aperto a tutti e verte sulla un’ampia promozione con inserzioni su carta stampata e web. Ma solo studenti e dottorandi avevano ricevuto l’invito. Ai sensi della legge 168 del 9.5.1989 (Titolo II art. 6) gli Atenei godono di autonomia didattica, scientifica, organizzativa, finanziaria, e contabile e definiscono ordinamenti autonomi con propri statuti e regolamenti. Lo Statuto dell’Università adotta (art. 21) un Codice dei comportamenti cui deve adeguarsi la comunità accademica composta dal personale strutturato e dagli allievi. Il Regolamento generale di Ateneo prevede (art. 34, comma 5) un Comitato al quale portare problematiche concernenti organizzazione del lavoro, ambiente, igiene e sicurezza. Prescindendo da queste basi, tutti dovremmo essere portatori di un senso civico da promuovere attivamente. 
È ora che l’università si rivesta dell’autorevolezza insita nel suo stesso nome e se ne serva per tutelare i suoi studiosi nonché contribuenti. 

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