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mercoledì 21 dicembre 2016

Lettere al giornale, uno sguardo al passato

Walter Benjamin La scorribanda legale
Nei libri di storia si può leggere che il mezzo di comunicazione che più mobilita l’opinione pubblica è il giornale, specialmente agli albori.
Andy Warhol inaugurò la possibilità di «essere famosi anche solo per quindici minuti». La pagina dedicata alle lettere che i cittadini indirizzano al giornale sembra attuare la profezia di Warhol.
Se poi qualcuno ha l’occasione di veicolare e apprendere temi sociali, è opportuno citare Walter Benjamin. Il filosofo tedesco si è impegnato nella stesura di saggi pregni di riflessioni filosofiche, tra cui «L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica» nel 1955. In un paragrafo della sua opera ha delineato il ritratto di coloro che contribuiscono a creare i molteplici spunti di questa pagina. «Per secoli, nell’ambito dello scrivere, un numero limitato di persone dedite alla scrittura stava di fronte a numerose migliaia di lettori. Con l’espansione della stampa, gruppi sempre più cospicui di lettori passarono – dapprima casualmente – dalla parte di coloro che scrivono. Il fenomeno cominciò quando la stampa quotidiana aprì loro la propria rubrica delle lettere al direttore
Silvana Calabrese viaggia in prima classe VIP
Così il lettore è sempre pronto a diventare autore. In quanto competente di qualcosa, poiché lo è diventato nell’ambito di un processo lavorativo specializzato, e sia pure in quanto competente di una funzione irrisoria, ha accesso alla schiera degli autori».
Ma potremmo anche risalire storicamente alla voce del popolo del Settecento e dell’Ottocento. Mi riferisco alla «London Gazette», il giornale ufficiale del governo inglese. I popolani erano mediamente alfabetizzati ed esercitavano con frequenza la pratica della lettera. Dai contenuti si può evincere una certa tensione riconducibile a tre tipologie di risentimento: le condizioni disumane del lavoro in fabbrica e concorrenza sleale creata dai macchinari; i problemi cagionati dalla recinzione con conseguente privatizzazione di terreni destinati a uso comune per il sostentamento delle fasce più povere della popolazione; la disperazione per il caro vita. Dal 1790 le tematiche presentavano un aumento del tasso di politicità e ciò indusse le autorità a ridurre le pubblicazioni. 
Spesso questa particolare pagina presente nelle testate conduce ad un risultato: una scrittura orientata alla catarsi e alla ricerca della lucidità sia nella denuncia di un disservizio, sia nell’affrontare un problema personale e sociale scorgendone la possibile soluzione.

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