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venerdì 28 luglio 2017

A Bari le reliquie di S. Antonio. Un progetto da inserire in agenda?

A Padova, dal 15 al 21 febbraio 2010, in occasione della Festa della Traslazione delle Reliquie di S.Antonio, detta anche Festa della Lingua, le spoglie del Santo tornano nella Basilica di Padova per essere esposte alla devozione dei fedeli. Giungono anche da lontano, spinti dalla fede e soprattutto dalla certezza che le loro preghiere saranno ascoltate. Una volta si cantava un inno, noto ai devoti: “Si quaeris miracula” “se chiedi miracoli”. Ognuno nel suo cuore chiede un intervento divino, una intercessione per sé, per chi gli è caro. Sfilano in silenzio, in adorazione e in preghiera. Qualcuno piange. Sono lacrime di speranza, di chi rifiuta di rassegnarsi al dolore e si rivolge con fiducia al Santo che è stato definito dalla pietà popolare il Santo dei miracoli. [Prima di proseguire è bene precisare la corretta denominazione del santo: da Padova o di Padova? Secondo un uso ormai consolidato, i frati prendono il nome della sede del convento da cui provengono e a cui appartengono. È corretto quindi dire di Padova, anche se coesiste largamente ed è accettata l’espressione da Padova].
L’ostensione è stata già preceduta da un altro notevole evento: la sosta delle Insigni Reliquie di S. Antonio nella comunità parrocchiale di Gradisca d’Isonzo nel mese di settembre 2009. Appare subito chiaro che non vi è l’intenzione esclusiva di una venerazione dei resti del Santo, ma di rendere onore alla persona canonizzata dalla Chiesa, che ha raggiunto la comunione con Cristo.
Il culto delle reliquie è abbastanza remoto: nasce con i primi martiri e consente di venerare quelle parti del corpo in cui il martire ha sofferto, elevando i credenti alle altezze della fede o rafforzandone i fondamenti. Gradisca accoglie il Santo e riceve a sua volta un dono: ridare vita alla testimonianza cristiana in tempi di dure contraddizioni. Contemporaneamente, in omaggio alle Reliquie, si è svolta a Gradisca la mostra regionale di pittura e scultura promossa dall’unità pastorale locale, in collaborazione con le maggiori Accademie ed Istituti d’Arti visive. Presenti anche artisti pugliesi: Paola Bernasconi e Mario Pierro che con le loro opere hanno apportato un notevole contributo artistico all’evento.
Sant'Antonio Padova Santini Silvana Calabrese
Paola Bernasconi, nata a Bari, vive nel Triveneto dove esercita la professione di medico legale, senza allontanarsi dalla tradizione iconografico-pittorica, cui è legata, anello di congiunzione con il padre, il pittore Franco Bernasconi.
Le icone a tema sacro, opportunamente rivisitate, nascono da una profonda spiritualità colta non soltanto dai devoti, ma anche dai laici, capaci di leggere in esse messaggi d’amore, di pace e di integrità morale. Fedeli allo stile bizantino italico moderno, le immagini sacre traggono linfa dalla tradizione bizantino-slava, greco-ortodossa e orientale. I soggetti riprodotti: la Vergine, Cristo, gli angeli, i beati e santi come Antonio e Nicola.
Mario Pierro, insignito nel 2006 del titolo di Artista della fotografia italiana dalla F.I.A.F. (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), di origine pugliese, ha vissuto a Brindisi fino a vent’anni, quando ha lasciato la Puglia per Gradisca d’Isonzo in Friuli-Venezia Giulia. Qui il suo curriculum conta numerose mostre, la pubblicazione di un libro, Lo spazio di un’emozione, la pubblicazione della sua produzione fotografica su testate nazionali e riviste specializzate, l’istituzione di ben tre circoli fotografici. È infatti la fotografia l’attività dominante di Mario Pierro, passione che ebbe inizio con un regalo della moglie: una reflex capace di catturare e trasmettere le immagini e le emozioni provate al momento dello scatto. A questa forma espressiva si accompagna una tecnica peculiare che parte dalla stampa in bianco e nero con un contrasto marcato, per poi intervenire con una sfumatura color seppia, tecnica che agli inizi richiedeva pazienza e perizia e che ora si realizza invece con programmi digitali di foto-ritocco. In calce la firma dell’artista.
La presenza dei due artisti pugliesi a Gradisca si accompagna al carattere spirituale dell’evento che assume valenza storico culturale, compresa tra l’agiografia di Antonio e la mostra iconografica.
L’iniziativa è da ricondurre alla figura di Don Maurizio Qualizza, il promotore che ha coinvolto tutti, anche i bambini, autori di disegni raffiguranti i miracoli ed i momenti della vita del Santo. Alla preparazione spirituale del parroco risponde una sensibilità artistica diffusa, presente nel territorio, che trova la giusta collocazione in adeguati spazi espositivi. Don Maurizio ha anche curato minuziosamente la realizzazione del sito internet www.parrocchiagradisca.it che offre maggiore risonanza a quello che è già considerato centro di arte sacra, tra Udine, Gorizia e Trieste. Le opere esposte sono frutto di una ricerca che va al di là della santità, perché attraverso l’arte mira a conoscere l’uomo.
Gli artisti obbediscono ad una legge interiore, forte, capace di affermare una fede anche estranea alla matrice prettamente religiosa, per fare spazio a una sensibilità culturale oltre il discorso confessionale. Tutti infatti possono comprendere la forza e l’attualità di una vita eccezionale, espressa dai partecipanti alla mostra e in particolare dai nostri artisti pugliesi, trapiantati in una terra nuova, dove hanno trovato migliori opportunità sociali e professionali.
Il destino riesce sempre a compiersi: questo è il messaggio dell’8 dicembre 1965 di Paolo VI agli artisti, colto dai nostri Paola Bernasconi e Mario Pierro. Il filo conduttore dell’allocuzione riguarda il legame tra gli intellettuali e la Chiesa, grata a pittori, scultori, architetti, per aver edificato i templi, decorato gli edifici, celebrato il culto, arricchito la liturgia, tradotto il messaggio divino attraverso il caleidoscopico linguaggio dell’arte, capace di rendere visibile e comprensibile ciò che è trascendente. Le opere artistiche con la loro bellezza infondono speranza e si trasformano in strumenti salvifici contro il baratro della disperazione. Inoltre resistono al tempo, unendo generazioni lontane anche dal punto di vista comunicativo, ma soprattutto perché l’arte è per sua natura estranea all’aspetto economico. Nasce infatti come custode della bellezza del mondo e per questo Sua Santità Paolo VI incoraggia gli artisti e gli intellettuali ad essere sempre degni del proprio talento.
L’obiettivo che la comunità parrocchiale di Gradisca si è imposta è un incontro bidirezionale col Santo. È un ‘incontrarlo’, come ricongiungimento alla vocazione del credente, e ‘farlo incontrare’, come riscoperta e conferma dell’impegno di educatori, genitori, catechisti e insegnanti verso i giovani. Per tutti l’esempio di una vita all’insegna della divulgazione della proposta evangelica per portare la riconciliazione ovunque fosse necessario.
Come aveva già insegnato Francesco, anche Antonio aveva rinunciato ai beni materiali, scegliendo l’unico Bene possibile, Dio. Attento ascoltatore, fratello maggiore e impareggiabile confidente, era anche un esemplare oratore, abile negli approcci umani tanto che il cronista e biografo francese Rigauldt scrive: «gli uomini di lettere ammiravano in lui l’acutezza dell’ingegno e la bella eloquenza. Calibrava il suo dire a seconda delle persone, così che l’errante abbandonava la strada sbagliata, il peccatore si sentiva pentito e mutato, il buono era stimolato a migliorare, nessuno, insomma, si allontanava malcontento».
Quello di Antonio fu un pellegrinaggio spirituale e terreno, per diffondere la parola di Dio, come dimostra scientificamente l’analisi condotta sulle sue ossa, da cui si desume che camminò molto a piedi. La sua vita è messaggio e invito per tutti ad un pellegrinaggio interiore, un’introspezione che conduca all’essenza dell’essere, agli obiettivi prioritari da realizzare, un ritorno ai valori fondamentali.
Si fa appello ad un Santo la cui fama per i miracoli compiuti ha raggiunto ogni parte del mondo. Ci piace sottolineare che la predicazione in favore dei poveri e delle vittime dell’usura è chiaramente attuale: «La natura ci genera poveri, nudi si viene al mondo, nudi si muore. È stata la malizia che ha creato i ricchi, e chi brama diventare ricco inciampa nella trappola tesa dal demonio. Razza maledetta, sono cresciuti forti e innumerevoli sulla terra, e hanno denti di leone. L’usuraio non rispetta né il Signore, né gli uomini; ha i denti sempre in moto, intento a rapinare, maciullare e inghiottire i beni dei poveri, degli orfani e delle vedove … E guarda che mani osano fare elemosina, mani grondanti del sangue dei poveri. Vi sono usurai che esercitano la loro professione di nascosto; altri apertamente, ma non in grande stile, onde sembrare misericordiosi; altri, infine, perfidi, disperati, lo sono ancor più apertamente e fanno il loro mestiere alla luce del sole». Un particolare degno di nota della vita del Santo è la lunga serie di vicissitudini che ne hanno costellato l’esistenza, cui egli ha opposto il valore della speranza, della fiducia nel futuro e soprattutto nei giovani. È la speranza infatti, ultima dea dell’antico mitico mondo dei poeti, che oggi ritorna ad essere l’elemento essenziale e insostituibile dell’esistenza moderna.
L’articolo è apparso nel 2010 sul sito web della Parrocchia di Gradisca. 
http://www.parrocchiagradisca.it/SITE/index.php?area=NEWS&id=349.

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