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mercoledì 24 gennaio 2018

Picconate al sistema di valori con la tv sempre più a luci rosse

C’era una volta una lettera scritta il 14 luglio 2013 da una… mamma (incavolata) a “La Gazzetta del Mezzogiorno”.
Rivolgo alla donna un doveroso e profondo grazie poiché ha saputo sorprendermi per la tenacia con la quale custodisce dei valori che la nostra società ha ridicolizzato e minimizzato. Condivido con quella donna la medesima indignazione verso il servizio sullo sfarzoso club per scambisti. Non mi ero accorta che avessero asserito che è una fortuna avere tale struttura in Puglia.
Sono questi i servizi per i quali paghiamo il canone Rai!
Ho scritto più volte in queste pagine denunciando la mancanza di integrità nella gente. In troppi rinunciano ad esporre le proprie idee e a spegnere il televisore che non è più degno di avere spettatori.
Spot eiaculazione precoce fiammiferi sul letto Silvana Calabrese
Un tempo eravamo in grado di sfoggiare un intero sistema di valori, punti cardine della nostra esistenza, poi li abbiamo rinnegati forse reputandoli un ostacolo rispetto alla possibilità di vivere emozioni intense. Ed ora dove siamo approdati? Riusciamo ancora ad essere davvero felici? Siamo ancora capaci di raggiungere uno stato di allegria che non sia accompagnato dai superalcolici o da strampalate pratiche sessuali?
Il direttore del club per scambi di coppia ha affermato «chi è senza peccato scagli la prima pietra». Questo è il classico nonché prevedibile alibi impiegato per non ammettere la bassezza della realtà che viviamo, quella nella quale siamo immersi e nella quale annegheremo. È come suffragare la reitera del metaforico reato.
È labile il confine tra servizio giornalistico e spot pubblicitario. L’alto tenore veicolato dal servizio è fittizio, costruito ad arte per ingannare lo spettatore.
Quanto ai fiammiferi che amoreggiano sul letto, posso dire che non userò mai più un fiammifero per il resto della mia vita.
Sono fiera della madre che ha dimostrato di essere. In molti dovrebbero emularla. Affinché la personalità dei suoi figli non venga dirottata da ambigui messaggi televisivi, non dovrà mai più sperare che i valori di riferimento vengano trasmessi in tv. Non a caso solo i genitori vengono definiti «figure di riferimento». Seguono il percorso di vita dei figli coadiuvandoli nell’edificare l’identità. E lei questo ruolo lo ricopre come pochi. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 12 febbraio 2014, p. 20. 

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