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mercoledì 3 gennaio 2018

Viaggio nella storia sociale

     Recensione: Paolo Sorcinelli, Viaggio nella storia sociale, Bruno Mondadori, Milano 2011, pp. 167.
     Contro il tangibile distacco che i giovani manifestano nei confronti della storia l’autore presenta un antidoto: conducendoci in un Viaggio nella storia sociale permetterà ai lettori di scoprire eventi, circostanze e atteggiamenti imprigionati nelle false pieghe della storiografia tradizionale. Al termine del viaggio, un insegnamento: così come gli individui singolarmente hanno bisogno della propria identità, la popolazione intera ha bisogno di un’identità collettiva in cui affondare le proprie radici storiche.
Viaggio nella storia sociale
     La nascita della storia sociale, nel Novecento, ha fatto emergere nuovi personaggi appartenenti ad una minoranza di uomini che la storia ha sempre trascurato. Il proscenio del passato si arricchisce di sfumature fino a lambire coloro che si sono trovati ai margini della storia. La storia sociale amplia gli orizzonti conoscitivi e di ricerca rivalutando i soggetti senza storia, ma soprattutto impiegando nuove fonti. L’autore si sofferma sul paradosso degli scarti della storia: le cose più semplici e quotidiane risultano essere quelle maggiormente sconosciute.
     L’opera intende mostrare le difficoltà incontrate dagli storici, i quali sono alle prese con i tasselli che il tiranno passato ha generosamente concesso loro, ma quelle informazioni non si presentano lineari e talvolta potrebbero essere distorte, falsate (si pensi alle retoriche di regime). Inoltre la storia non somiglia ad una formula dotata di consequenzialità logica. Ne deriva un “fare storia” come mestiere irto di ostacoli e strettamente legato al criterio dell’interpretazione delle fonti. Poiché il passato è complesso, ricostruirlo non consentirà di poterlo rappresentare nella sua interezza perché mai sarà possibile risalire a tutti gli aspetti che lo hanno caratterizzato.
     La storia sociale vede il suo faro nella storia della famiglia ed è proprio in corrispondenza dei primi studi sugli aggregati domestici che si è intuito che l’impianto economico e demografico lasciava trasparire questioni nuove rientranti nel campo della sociologia e dell’antropologia. Si iniziò a scoprire un sipario che celava i temi fondamentali dell’esistenza umana: la salute, l’alimentazione, la morte, la religiosità, la sessualità. Poiché un nucleo familiare nel corso del tempo è soggetto a mutamenti che possono determinarne l’ampliamento o meno in ragione di fattori sociali, politici e religiosi, lo studio della famiglia dovrà prendere in considerazione numerose linee di forza. Dal tema della famiglia scaturirà lo studio della donna e dell’infanzia, il concetto di matrimonio, di intimità coniugale, di fecondità con i suoi incoraggiamenti politici (Mussolini) e i comportamenti volti a impedirla.
     Società e cultura del passato sono intarsiate di événement ed è la loro correlazione e contestualizzazione che svela i meccanismi interni di una società e la Weltanschauung dei suoi cittadini.
     Sul versante della salute e della storia sanitaria scopriamo le misure messe in atto per contenere la mortalità e per arginare le occasioni di contagio epidemico. Il rigoglioso sviluppo della storia sanitaria si deve all’apporto di altre discipline. La storia dei grandi medici e della scienza vede emergere le storie dei medici minori mediante i loro appunti dattiloscritti, ma a inebriare lo sfondo vi sono le microstorie dei malati.
     Una moltitudine di temi esistenziali e drammatici si intreccia nelle cartelle cliniche e nelle corrispondenze dei ricoverati nei manicomi. Il senso di smarrimento che traspare dagli scritti dei pazienti si concretizza nelle cure poco ortodosse destinate a individui che spesso accusavano solo i sintomi dello stress post–traumatico derivante dalle atrocità dei conflitti mondiali. Bombardamenti, incursioni dal cielo garantite dall’aviazione, potenziamento dell’artiglieria si tradussero in crisi isteriche, attacchi di panico, disturbi nervosi o più sinteticamente nel fatto che la guerra, per chi l’ha combattuta, non ebbe termine nel ’45, ma si protrasse per il resto dell’esistenza. Le terapie all’interno dei manicomi erano incentrate sulla somministrazione di sostanze ipnotiche, sedative, cardiocinetiche, stimolanti, ceppi malarici, dosi di insulina tali da provocare il coma diabetico e sedute di elettroshock.
     Viaggio nella storia sociale spesso si presenta come un invito ad analizzare documenti inediti alla personale scoperta delle condizioni di vita e della visione del mondo dei nostri predecessori. È il caso delle memorie e delle lettere informali volte a imbastire uno scambio epistolare tra il fronte e gli affetti. Da esse si evince il senso della vita e un diverso declivio della storia fatto di sogni, speranze, ambizioni, aspettative, progetti. Quelle contenenti i diversi punti di vista della storia sono le tracce meno propense ad emergere poiché custodite negli archivi familiari.
     La scrittura ha rappresentato un bisogno improcrastinabile degli individui che, spinti dalla brama di comunicare e imprimere su carta vicende, emozioni e vissuti, hanno imparato a scrivere nel periodo dell’arruolamento.
     Numerose sono le visuali in merito all’argomento alimentazione quotidiana e spesso le fonti sono da ricercarsi nelle tabelle dietetiche delle comunità religiose, degli ospedali o degli istituti assistenziali. Scarso e spesso di cattiva qualità era il cibo nelle società del passato. Spesso la gente moriva di inedia, un epilogo della vita che oggi non riusciremmo a immaginare. Il testo ripercorre anche le conoscenze alimentari consolidate in Antico Regime e i rimedi culinari ad alcune malattie. Tuttavia la diffusione della pellagra, causata da carenza vitaminica (B e PP) era causata da un regime alimentare improntato quasi esclusivamente sul mais che a differenza del grano non contiene la vitamina citata. Chi contraeva la pellagra manifestava evidenti sintomi a carico del sistema nervoso e finiva i suoi giorni rinchiuso in un ospedale psichiatrico. È interessante scoprire quali fossero le abitudini alimentari e sociali legate alla gestazione e al puerperio considerando che era impossibile soddisfare il fabbisogno nutrizionale di una donna in dolce attesa e che nel primo anno di vita  l’infante era vulnerabile a gastroenteriti fatali.
     L’analisi delle passioni è desumibile dallo studio dell’illecito e della trasgressione utili a definire i contorni di ciò che nelle diverse epoche era considerato lecito. Così come i falsi fanno la storia perché per diverso tempo la storia verte su fonti manipolate, anche la trasgressione può delineare i tratti somatici della storia. 
     Tra gli scarti della storia ritroviamo, come ribadisce Le Goff, anche il corpo, quasi sempre celato, mortificato, deforme, ossuto. In particolare il corpo femminile e la donna stessa sono stati oggetto di demonizzazione ed esaltazione nell’alternanza tra la donna angelicata e la donna identificata con il peccato.
     Dal corpo si slitta verso l’argomento dell’igiene, della “pulizia secca” altrimenti detta pratica dello spulciarsi, della concezione dell’acqua calda come responsabile della dilatazione dei pori ai miasmi pestilenziali e del fare il bagno come segno di prestigio.
     Il viaggio si conclude con la necessità che sia chiaro il bisogno di avere delle radici storiche, una memoria collettiva che si trasmetta nelle generazioni e che sviluppi un senso di identità ed un  sense of past che ha condizionato il nostro presente ed inciderà sul futuro. Ecco allora che spicca il concetto di “luogo della memoria”, di heritage, di patrimonio che i singoli e la collettività riconoscano per mezzo della memoria collettiva.
     Dalle ricorrenze nazionali e istituzionali, dai monumenti che trasformano gli eventi in qualcosa da celebrare si giunge alla possibilità di diventare storiografo del proprio ciclo di vita attraverso uno strumento innovativo e democratico quale la fotografia. Inaugura un senso di percezione della nostalgia specialmente nella diffusione nei periodi bellici. Permette all’individuo di perpetuarsi e di incastonarsi lasciando una traccia di sé e della sua fisionomia in un preciso momento. Possono costituire una memoria del privato o estendersi a opportunità di memoria collettiva nel caso di libri fotografici dedicati a paesi o città. 
     Infine una dissertazione sulla difficoltà che la fotografia ha incontrato nell’affermarsi come documento storico perché per troppo tempo considerata un puro corredo illustrativo. Ma anche ritenere che il linguaggio fotografico sia immediato è un grave errore: l’immediatezza è solo apparente in quanto sono assolutamente necessarie tecniche di lettura e criteri interpretativi differenti rispetto a quelli applicati all’elaborazione delle fonti cui usualmente ricorre lo storico. 

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