Translate in your language

giovedì 8 febbraio 2018

Battere l’evasione fiscale: un suggerimento dal XV secolo

Mi è rimasto impresso uno dei discorsi del Presidente del Consiglio Mario Monti quando ancora si stava riflettendo su come porre rimedio alla difficile situazione del nostro paese. La curva dell’attenzione del pubblico a casa stava precipitando inesorabilmente, colpa dei lunghi discorsi, ma subì un’impennata al suono delle parole «l’ultimo punto, ma enormemente importante». L’ultimo aspetto che l’onorevole avrebbe affrontato riguardava la funesta questione dell’evasione fiscale, il nostro ottavo peccato capitale.
Evasione fiscale rimedio Silvana Calabrese - Blog
Forse si è trattato di una strategia comunicativa del premier, dato che è stato dimostrato che la nostra mente elabora un percorso periferico che induce a ricordare meglio la prima o l’ultima parte di un discorso. Rispettivamente si parla di effetti primacy e recency.
L’evasione sottrae alle casse dell’erario forse alcuni miliardi di Euro. I miei dati sono assolutamente vaghi, ma le certezze subentrano nel caso della lotta all’evasione fiscale. Con tante manovre riusciremo a sopraffare l’evasione? Siamo mai riusciti realmente ad attuarla (la lotta intendo)?
Io ricordo un sistema. Fu adottato nel remotissimo Catasto fiorentino del 1427. Lo si ricorda come un catasto completo e laborioso. Si tratta di un censimento dell’intera popolazione sottoposta alla giurisdizione della Repubblica. Oltre Firenze, le principali città incluse nella rilevazione furono Pistoia, Prato, Arezzo, Pisa, per un totale di circa 260.000 persone. Registra meticolosamente beni mobili ed immobili dei quali fornisce una stima. L’obiettivo è avere una base per stabilire le tasse, l’imponibile. Si verificava la sincerità delle dichiarazioni per mezzo di opportuni sopralluoghi presso i contribuenti sospetti. Coloro che non ottemperavano agli obblighi fiscali venivano colpiti con pesanti pene e perdevano ogni diritto di fronte alla giustizia civile e penale.
Al fine di scoprire gli evasori, gli amministratori del catasto invitarono ogni cittadino a denunciare il prossimo. Fecero collocare delle cassette o tamburi nelle piazze e nelle chiese per raccogliervi le denunce. Se il notificator (la persona che dichiarava esserci stata una frode fiscale) rivelava la propria identità, riceveva un quarto del valore del bene che era stato nascosto al fisco. La pratica fu così incentivata e il sistema risultò efficace. Nel XXI secolo potremmo riprovarci? Per ora lasciamo che ci pensino Serpico e la Spending Review. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 21 febbraio 2014, p. 18.

Nessun commento:

Posta un commento